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Alessandro Caramis
ACCENTO TRIPOLINO
Sguardi e immaginari post-coloniali dalla Libia all’Italia
Genere: Divulgazione
Formato: 16x23
Pagine: 176
Prezzo: 18,00 euro
Anno: 2025
Isbn: 979-12-985213-7-7
Curatrice editoriale: Gioconda Bartolotta
In redazione: Robin Corradini, Francesca Suale
In copertina: fotografia di Marco Teodonio
Il libro
«Sono un nipote delle colonie. Delle ex colonie del vecchio Regno d’Italia, in Africa, pur essendo nato a Roma nel 1977. I miei genitori e nonni sono nati e vissuti in Libia. Furono rimpatriati in Italia nel 1970, dopo il colpo di Stato di Gheddafi.
Per anni mi sono interrogato su come l’origine tripolina della mia famiglia e la sua esperienza del ritorno in Italia abbiano influenzato e condizionato l’immaginario simbolico nel quale sono nato e cresciuto, l’orizzonte valoriale che mi è stato trasmesso, la cornice normativa che ha fatto da bussola al mio pensare e agire nell’Italia di questo presente.
In particolare il significato attribuito ad alcune parole ha probabilmente segnato il mio modo di stare qui e ora. Italia, Politica, Socialismo, Profughi, Fascismo, Sessantotto, per citarne alcune. Parole sedimentate nell’opinione comune, in Italia, attraverso il vissuto di concittadini estranei all’esperienza coloniale o post-coloniale, e che nel mio universo lessicale e culturale hanno sempre dovuto convivere con un’eredità difficilmente estirpabile, derivata da quella esperienza, spesso entrando in conflitto proprio con la cornice di significati che avevo costruito e assimilato nel corso del tempo.
In questa mia riflessione dunque proverò a dare una risposta a una domanda che mi riguarda personalmente, ma anche a rintracciare – indagando su come e perché certe parole hanno assunto quel particolare significato nei racconti orali dei tripolini – la storia di un immaginario fatto proprio dalla comunità degli italiani di Libia (...)».
Alessandro Caramis
Accento tripolino è un libro che condensa, al proprio interno, varie anime, multiformi generi di ricerca e di scrittura ed eterogenei sguardi su oltre un secolo di storia italiana, riletta e reinterpretata attraverso la lente d’osservazione costituita dalle vicende del periodo coloniale e dall’immaginario, dal repertorio simbolico costruito dalla comunità italiana di Libia e trasfuso nell’identità dei figli, nati e vissuti in Italia.
Uno spaccato della controversa esperienza coloniale italiana su cui tanto è stato scritto negli anni ma spesso senza il necessario distacco, a causa del fatto che il fenomeno era stato osservato e descritto da quegli stessi italiani che ne erano divenuti i principali attori protagonisti. Con questo lavoro – che attinge a fonti e approcci tra loro complementari e fonde al proprio interno il resoconto storiografico e la raccolta di storie di vita, l’oral history, con alcuni caratteri essenziali dell’autobiografia – quell’universo mitizzato di valori e narrazioni di senso viene rappresentato attraverso l’assunzione di una postura diversa, un approccio critico, votato alla ricerca di un bilanciamento tra le spinte esercitate dai propri pattern culturali e il distacco tipico del ricercatore sociale.
Così, storie di varia umanità si intrecciano con un pezzo di storia contemporanea del nostro Paese mentre l’identità dei tripolini, ricostruita in specie guardando al significato assunto da alcune parole, viene risemantizzata lungo un continuum temporale in cui vi è un momento di netta cesura: il colpo di Stato, che segna il prima e il dopo dei tripolini italiani e alla luce del quale le rispettive vite vanno rilette. Un prima e un dopo che ancora si ritrovano nella condizione dei figli e dei nipoti delle colonie italiane in Libia come elementi indissolubilmente radicati nelle identità individuali e nel senso di appartenenza, a una famiglia e a una storia.
dalla prefazione di Alessandro D’Amato
L'autore
Alessandro Caramis, nato a Roma nel 1977, sociologo, lavora come Ricercatore all’Istat. Di famiglia tripolina, è figlio di italiani profughi dalla Libia rimpatriati nel 1970. Cresciuto tra Roma, Latina, Montegabbione in Umbria e i Castelli Romani, risiede nella capitale, nella quale ha intrapreso il proprio percorso di formazione, coltiva la sua professione e i suoi interessi. All’attività pubblicistica in ambito scientifico si affianca questa sua prima monografia, frutto di lunga meditazione, che intreccia autobiografia, storia e antropologia ed esplora come memoria e immaginari plasmino il nostro rapporto con l’identità e il senso di appartenenza.
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